In quel periodo la stanza di Luigi era l’unica a essere quotidianamente piena di visite. Tanti del Torchiera lo andavano a trovare poi noi degli Ottoni, il sig. Alfredo; mancavano solo gli zingari e il pirata con vascello. Insomma c’era un via vai pazzesco che per un personaggio come Zedda non so che idea si fossero fatte le infermiere. E lui fino al giorno della sua morte ha ricevuto un sacco di attenzioni.
Ezio con un po’ di gente del torchiera ad esempio, aveva fatto una cosa veramente commovente: aveva lavorato nella casa di Luigi e gliel’aveva completamente rimessa in ordine proprio come Luigi voleva che fosse: spostato la stufa di fianco al letto, rimesso a posto la cucina, il lampadario, il quadro appeso, i gerani sul davanzale.. proprio come se Luigi fosse pronto a tornare da un momento all’altro dall’ospedale. Quel giorno con la banda i lavori erano appena stati terminati ed Ezio gli aveva portato le foto per sapere se era soddisfatto.
Non so bene cosa riusciva a vedere di quelle foto, provava a mettere e a togliere gli occhiali continuamente, in ogni caso il cervello non lo aveva perso e si rendeva conto di tutto.
Ogni tanto commentava borbocchiando con il suo modo di fare da burbero sardo “eeecco! Oh! Ohmmammammia!” “beh se non me ne vado m’ammazzano!”, diceva.
Tra le tante visite quel giorno era attesa una speciale, la figlia di Zedda sarebbe arrivata dalla Germania proprio quel giorno per trovare suo padre dopo che non si vedevano da venti anni.
Quando siamo usciti in processione dalla stanza, saremo stati una quindicina di persone, i due erano stretti in un abbraccio cosmico di lacrime e urla da pelle d’oca.
La Carrà avrebbe pagato oro per riuscire a riprendere quell’abbraccio da carramba che sorpresa.
La sera stessa i parenti di Luigi sono venuti in Torchiera a vedere la sua casa e si sono ritrovati catapultati in una realtà di affetti e di gente intorno a lui che non si sarebbero mai aspettati. Seguivo da lontano e un po’ in disparte Ezio e la Chiara del Torchiera che accompagnavano la figlia di Luigi tra le varie stanze della cascina, le foto di argo, la Ford parcheggiata nell’orto e questa seconda vita del padre veramente inimmaginabile.
Provavo un po’ a origliare. Mi ricordo una frase “beh mi rendo conto che qui mio padre è stato amato e rispettato, non avrei mai creduto”.
Pochi giorni dopo il vecchio Zedda è morto e nella corte del Torchiera intorno alla sua bara c’era un sacco di gente, proprio tanta. Al Musocco le vedove con in mano i fiori per la tomba del marito defunto si avvicinavano sorprese di vedere una processione enorme, una banda, delle bandiere della Sardegna e ci chiedevano:
“ma di chi è il funerale?”
“di Luigi Zedda.”
“ah pensavo fosse qualcuno di rinomanza cittadina.”
“certo signora, Luigi era il sindaco del Torchiera!”
“ah…”
Elia