Sabato 20 Ottobre 2018, Cascina Torchiera Senz’Acqua, Piazzale Cimitero Maggiore, Milano.
Serata di raccolta fondi per le spese lagali della Banda degli Ottoni a Scoppio e di Rimaflow.
Proseguono le attività di raccolta fondi per sostenere le spese legali dei nostri compagni “banditiâ€, accusati di “insubordinazione musicale†nei mesi antecedenti a EXPO 2015, e per Massimo, operaio della Fabbrica recuperata Rimaflow di Trezzano sul Naviglio, coinvolto in un’inchiesta che rischia di mettere a repentaglio un’esperienza unica di autogestione operaia.
Il 7 dicembre 2014, nella città avvelenata dall’arrivo dell’Expo, la Banda degli ottoni a Scoppio, storica banda militante di strada, riconosciuta anche con l’Ambrogino d’oro, ha giocato un ruolo determinante affinché fosse garantita l’agibilità di piazza della Scala alle contestazioni della “Prima”, usando la musica come strumento di azione e interposizione contro chi, in quella piazza, cercava a tutti i costi lo scontro per criminalizzare il dissenso.
Per questo motivo, a oltre tre anni, due nostri compagni della Banda sono stati denunciati e rischiano condanne di svariati anni. Rimandiamo al mittente il tentativo di criminalizzare l’azione politico-musicale, pacifica ma determinata, dei due “banditi” e di tutti gli “Ottoniascoppio”. Per questo le denunce e la persecuzione le sentiamo rivolte a tutto il mondo della musica e dell’arte in generale.
Esprimiamo solidarietà a Spinash e Juancarlos, chiediamo alle bande di strada sorelle, come a tutto il mondo artistico in generale, una forte presa di posizione.
Lo scorso 26 luglio un’inchiesta della Procura di Milano ha portato all’arresto di Massimo Lettieri, presidente della Cooperativa RiMaflow, assurdamente accusato con la cooperativa stessa di “traffico illecito di rifiuti” e “associazione a delinquere”. L’inchiesta col tempo sembra perdere i pezzi, tanto che Massimo è ora agli arresti domiciliari senza nessuna restrizione. Ne attendiamo presto la liberazione!
L’inchiesta in cui RiMaflow è stata coinvolta è paradossale proprio per il profondo valore etico e sociale messo in campo dai suoi lavoratori e dalle sue lavoratrici. L’indagine della Magistratura non può cancellare tutta la comunità di RiMaflow: la Cooperativa deve tornare a vivere e il suo legale rappresentante tornare subito in libertà .
La Banda degli ottoni è sempre stata al fianco di questa importante esperienza di autogestione operaia e , in un’ottica di mutuo aiuto, ne ha condiviso le pratiche ed i valori sociali ed ambientali, per questo siamo al fianco di tutte/i le/i lavoratrici lavoratori nel chiedere la liberazione di Massimo.
Sosteniamo la campagna Massimo libero – Rimaflow vivrà