Torchiera non ha prezzo

La cittadinanza di Milano è minacciata da un’idra a tre teste: Expo2015, Piano di Governo del Territorio e svendita del patrimonio immobiliare
pubblico del comune di Milano.
Se Expo2015 e PGT portano con sé nuove ondate di speculazione edilizia e il completo abbandono della pianificazione urbanistica nelle mani dei privati, la svendita degli immobili pubblici rappresenta un rapido modo per fare cassa a sostegno delle politiche speculative e la rinuncia al confronto con il patrimonio culturale delle esperienze sociali e di autogestione che vivono negli immobili messi in vendita.
Nelle scorse settimane erano stati messi all’asta 67 stabili distribuiti nell’area di Milano: cascina Torchiera, circolo Giordano Bruno, Arci Bellezza, Cox18, F.A.I. – Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, e molte altre realtà cresciute fuori dai canoni di una città dove tutto si misura con il denaro.


Dopo l’esperienza del Fondo Comune di Milano nel 2007, la giunta intende liquidare con un’ulteriore operazione immobiliare di dubbia legittimità l’esistenza di una cospicua parte del patrimonio demaniale, attraverso il Fondo Comune di Milano. Il mandato per la gestione della vendita eÌ€ stato affidato alla stessa società individuata per la costituzione del primo fondo,
la BNP Parisbas Real Estate Investment Management Italy S.G.R. p.A (BNPP REIM).
Tutti gli spazi sociali sono stati stralciati da quest’ultima lista di Svendita.
Tutti tranne uno, la Cascina Torchiera, che sorge dinanzi al Cimitero Maggiore, in fondo a viale Certosa. Questo si può spiegare sottolineando la posizione strategica dello spazio in quella che sarà la geografia dell’EXPO 2015. Torchiera si trova infatti sulla direttrice che porta dal centro di Milano alle zone più direttamente coinvolte negli investimenti previsti per l’EXPO e pertanto fa certamente gola a tanti.
In questo momento non è possibile prevedere chi (e quando) proverà a comperare la cascina.
Nella cascina autogestita Torchiera continueremo a sperimentare pratiche di sostenibilità sociale, economica e ambientale basate sull’autogestione e la condivisione dei saperi.
Chiediamo che i progetti che riguardano la collettività vengano condivisi e non calati dall’alto.
Questa è la progettazione partecipata, a dimensione umana, che vogliamo.
Non siamo uno spazio in disuso siamo una realtà viva di sperimentazione e di espressione, siamo una fabbrica di sogni che da 17 anni agisce all’interno della cascina.
Torchiera è un luogo pubblico aperto e produttivo… sarebbe ormai un mucchio di macerie se in tutti questi anni fosse stata lasciata alla gestione demaniale.
È un’esperienza che è un bene collettivo fuori da ogni logica di mercato.
Abbiamo progetti politici che si manifestano in modo spontaneo e creativo, diversi dall’immaginario criminalizzante degli spazi sociali proposto dai poteri forti della città.
Questa città appartiene anche a chi la pensa come noi.
Le idee e le esperienze di autogestione non hanno prezzo.
Noi dalla cascina Torchiera non ce ne andiamo.
Pacco di Natale